Economia circolare

Il paradigma classico del “prendere risorse - produrre - consumare – gettare” è sempre più insostenibile.

Lo è da diversi decenni, ma la soluzione è sempre stata ostacolata da un approccio lineare alla produzione, dove le performance vengono misurate lungo la linea di input - processi - output. Secondo tale approccio la parte di questo output a minore valore aggiunto, definita come scarto o rifiuto, se incorporata, andrebbe a ridurre il valore della parte "buona" dell'output, rappresentando quindi un costo. Tale impostazione può essere rivisitata profondamente in uno dei settori inclusi nel paradigma dell'economia circolare: l'agricoltura.
L'obiettivo di General Contract è, dunque, quello di promuovere questo cambio di paradigma, di mostrare come sia possibile generare valore dagli scarti agricoli e zootecnici (che chiameremo più correttamente sottoprodotti) contribuendo alla sostenibilità economica delle imprese agricole e rilasciando, nel contempo, impatti ambientali e sociali positivi.

Il modello di economia circolare proposto da General Contract prevede la re-immissione dei sottoprodotti agricoli e zootecnici in un processo di valorizzazione innovativo e sostenibile attraverso impianti di biodigestione anaerobica. In tali impianti, in assenza di ossigeno e a temperatura controllata, dei batteri degradano sostanza organica fermentescibile. Il risultato di questa digestione è triplice: Biogas, Energia, Digestato (fertilizzante naturale).
Il biogas così prodotto viene trasformato, tramite un co-generatore, in energia elettrica che viene immessa in rete e venduta tramite un contratto con l'ente gestore servizi elettrici GSE ad una tariffa incentivante fissa per venti anni (DM 6 Luglio 2012). L'energia termica co-generata può essere trasportata radialmente in prossimità dell'impianto, entro una distanza di circa 1200m, ed essere utilizzata da strutture zootecniche, impianti di trasformazione e/o civili abitazioni.
Infine, il digestato può essere - opzionalmente - separato in parte solida e liquida per rispondere alle esigenze di fertilizzazione e fertirrigazione delle terre aziendali, costituendo così una ulteriore fonte di approvvigionamento green per i successivi cicli produttivi.
Risulta evidente come tale modello rappresenti un caso esemplare di circolarità e innovazione, per tecnologie e processi. Anche le associazioni ambientaliste si sono espresse favorevolmente, sottolineando la differenza tra impianti di biodigestione e impianti a biomassa (vedi report Legambiente).

Apri l'immagine al lato e scopri il ciclo di produzione del biogas.